UNO SGUARDO SUL NOVECENTO. IL PALAZZO DELL’EUR E IL NUOVO VOLTO DI ROMA MODERNA
Il 22-23 marzo 2010, la Direzione Generale dell’Inps, sita nel quartiere romano dell’Eur, ha aperto le porte della propria sede al grande pubblico, con l’intento di far godere di una parte della ricca collezione di opere d’arte di proprietà dell’ente.
Certamente non casuale è stata la scelta di allestire la mostra presso la sede della Direzione Generale dell’Istituto: un edificio ricco di storia e significativo da un punto di vista storico-architettonico, inserito nel progetto urbanistico che contribuì alla nascita del quartiere Eur, in occasione dell’Esposizione del 1942.
Ad essere presentate, opere mai esposte prima, per lo più facenti parte del Novecento italiano. Alle più celebri tendenze artistiche del XX secolo, rappresentate dalle opere pittoriche e scultoree di Attardi, Avenali, Cascella, Maccari, Quaglia, Scordia e Villoresi, si è però deciso di affiancare quattro splendidi dipinti seicenteschi, acquisiti nel 1904 dalla collezione Colonna Sciarra Barberini.
Un ruolo significativo è stato inoltre assunto dal tema dei bozzetti, esposti in numero considerevole nei diversi ambienti dell’edificio. Grazie alla cura rivolta dall’Inps al mantenimento della memoria di questi preziosi tasselli, tappe di un fare creativo lento e complesso, nonché straordinaria occasione di studio delle tecniche esecutive adottate dai singoli esecutori, l’eccezionalità della raccolta dell’ente si manifesta oggi anche nella possibilità di istituire confronti diretti ed effettivi tra le opere compiute ed i numerosi bozzetti presentati in occasione dei concorsi indetti dall’ente per la selezione delle opere da acquistare.
Tra quelli presentati in occasione della mostra si citano tra gli altri i bozzetti in terracotta che Leoncillo Leonardi realizzò per le opere attualmente conservate nelle sedi di Ferrara e Massa Carrara; la formella di Nedda Guidi conservata a Roma come prova concorso e realizzata poi per la sede di Cuneo; i pregevoli lavori di Salvatore Meli per le sedi di Mantova ed Asti e i grès di Carlo Zauli realizzati come fasi preparatorie ai grandi interventi per le sedi di Ascoli Piceno e Mantova.
Un cospicuo gruppo di opere esposte è poi legato all’interessante iniziativa culturale di cui l’Inps si fece promotore nel 1963. Tra il maggio e il giugno di quell’anno venne infatti allestita a Palazzo delle Esposizioni, a Roma, una mostra-concorso finalizzata all’acquisizione di alcune opere che, scelte da una specifica commissione, avrebbero contribuito a incrementare notevolmente il patrimonio dell’ente. L’operazione portò all’acquisto di pezzi davvero importanti tra i quali una scultura di Publio Morbiducci, una ceramica di Enzo Assenza, sculture in bronzo di Tommaso Bertolino e di Quinto Martini ed un considerevole numero di olii su tela, tra i quali opere di Pasquarosa Bertoletti Marcelli, Fabio Failla, Riccardo Francalancia, Lorenzo Bigotti, Beppe Guzzi, Guido Marussig, Costanza Mennyey, Sante Monachesi, Rolando Monti, Giovanni Omiccioli, Enrico Paulucci, Antonio Scordia, Domenico Purificato, Giovanni Stradone, Orfeo Tamburi, Franco Villoresi.
A queste opere si affiancano nelle sale della Direzione Generale alcuni straordinari capolavori databili tra il 1926 e gli anni Settanta del Novecento: si pensi alla magica atmosfera nel grande olio di Ceracchini, al Cantiere Augusteo di Barrera del ’36, alla Veduta della Piazza S. Pietro di Michele Cascella, al piccolo brano di poesia della Villa Glori di Delle Site, alla visione lirica di Troso e ai paesaggi urbani di Attardi, Avenali, Quaglia e Tamburi. Tematiche varie, legate a correnti artistiche diverse che comunque rinviano alla necessità di un confronto con le ricerche legate agli artisti della Scuola Romana: paesaggio, natura morta, ritratto, temi legati alla vita moderna o riferimenti alla storia antica, sono solo alcune delle suggestioni da cui muove la ricerca del linguaggio artistico dei singoli autori. Spesso la frequentazione degli stessi luoghi e la condivisione degli spazi tra natura e ateliers a Villa Strhol-Fern, appaiono del resto la ragione che giustifica analoghi percorsi nella ricerca di nuove suggestioni pittoriche.
È proprio nell’apparente disorganicità del ricco repertorio che forse risiede una delle più interessanti qualità del patrimonio artistico dell’Inps: tra i diversi ambienti di rappresentanza ed i singoli uffici, dipinti a olio, bozzetti in ceramica, sculture in bronzo e stampe litografiche raccontano la nostra storia artistica in un continuo rimando tra tradizione figurativa e innovazione astratta. Colori, forme, linguaggi, in un ideale percorso storico si sovrappongono contribuendo a ricostruire il variegato mondo della produzione artistica del Novecento italiano.