Oggetto di questo percorso è il “corpo”, rappresentato attraverso una sintesi delle diverse tendenze che hanno caratterizzato il novecento italiano.
Mai come in questo secolo, la cultura artistica ha conosciuto una velocità tale nella sua evoluzione da non poter fornire un quadro omogeneo; movimenti e stili si sono succeduti, esaurendo la loro presenza, a volte, nel giro di pochi anni o qualche decennio, tutti comunque volti a definire la funzione dell’arte nella società.
Tuttavia, alcuni movimenti hanno dato un’impronta decisiva: dall’Espressionismo al Cubismo, dall’Astrattismo al movimento Metafisico, fino alla Pop Art degli anni Sessanta; gli artisti, nella loro qualità di intellettuali indipendenti, ricusano le vecchie accademie, autoformandosi e concretizzando una decisa rottura con la tradizione e la cultura ufficiale.
È soprattutto in questo periodo che il corpo, centro dell’interesse degli artisti di ogni tempo, subisce una radicale trasformazione, uno stravolgimento del significato classico della figura, che assume forme e valori differenti a seconda delle ricerche dei singoli artisti.
Questo il trait d’union degli artisti che man mano incontreremo lungo questo percorso.
Il corpo come oggetto di narrazione, luogo di metafora e di suggestioni simboliche. Il corpo invisibile, come veicolo di protesta, come misura dello spazio, ma soprattutto come forma di seduzione.
Il corpo può esibire tutte le lacerazioni dell’animo umano, segni di una esperienza vissuta e non metabolizzata, e in alcune opere ritroviamo la forza espressionistica che urla attraverso una deformità figurativa che ha, nella potenza cromatica, la sua originalità e autonomia linguistica; a far da maestra è la forza liberatrice dei capestri della riproduzione realistica, della resa prospettica, della spazialità volumetrica, della scomposizione delle immagini che il cubismo, più ancora del futurismo, ha reso familiare nella pittura occidentale di questo secolo.
Il corpo, come "materia” luogo dell’informe, si trasferisce sulle tele sfibrato nei segni grafici, affida al segno graffito, a sparute macchie di colore, all’assenza della forma, un valore intimamente poetico, conseguendo risultati estremamente evocativi.
Continuando nel nostro percorso, ammiriamo lo spazio in cui la figura, quella femminile, sembra quasi riprendere le sue forme con una linea più classica, che rimanda alle veneri rinascimentali, senza che questo comporti un abbandono delle conquiste. Uno spazio che suggerisce una seduzione mai aggressiva e violenta seppur a volte antiestetica, una seduzione troppo effimera per essere incatenata dai filtri del desiderio.